28 agosto 2013

Hola, que tal los toros?

Alcuni aspetti della vita sociale spagnola, sono molto differenti da quello a cui siamo abituati noi ed in alcuni casi, talmente differenti, che per evitare di causare fraintendimenti ed in alcuni casi, vere e proprie figuracce, è bene conoscerli, sopratutto quando la padronanza della lingua, non permette ancora di rimediare.
Alcuni di questi, diventeranno un giorno un articolo di questo blog.

Come salutare (i gesti)
Gli spagnoli hanno un carattere molto aperto e sociale, che sopratutto nel cosiddetto "primo approccio" è molto diverso dal nostro. Tendono infatti ad accorciare i tempi per entrare in confidenza con chi ancora non si conosce. E questo, chiaramente, si traduce in alcune convenzioni nel salutare, piuttosto curiose e simpatiche.
Crearsi un gruppo di conoscenze (al lavoro o all'università) è relativamente più semplice che da noi. Sempre che tu abbia almeno una conoscenza media dello spagnolo e sei disponibili a farle, chiaramente. Noterai che tra ragazzi ci si saluta con una stretta di mano, se il rapporto è ancora a livello di semplice conoscenza, mentre con un abbraccio se ci si conosce da tempo e non ci si vede da tempo. Mai con un bacio, come accade da noi.
Mentre tra ragazzi e ragazze (o tra ragazze), ci si scambiano due baci. Sempre, anche se la ragazza te la presentano per la prima volta. 
Ah, il bacio è al contrario. Quindi attenzione alle testate ;) 
Questo vale anche nell'ambiente di lavoro dove, come ho indicato nel relativo articolo, è quasi obbligatorio salutare tutti, nei modi che ti ho appena indicato. Sì, anche a lavoro, le colleghe si salutano con due baci.
Nel caso del “bacio” c'è qualche eccezione, che però decide la persona che ti presentano. Infatti, nel caso la ragazza e/o signora sia una tua superiore sarà lei a decidere se darti la mano o due baci. Lo stesso capita se ti presentano una donna più anziana di te fuori dall'ambito lavorativo. 
Quindi ora starai pensando, "il momento della presentazione dura un secondo…come capisco se devo darle la mano o due baci?" Sara la Lei in questione, che te lo farà capire. Ma mi raccomando, tu non ti sbagliare proprio nel primo approccio. :)

Come salutare (Le parole)
Normalmente è buona educazione salutare ogni qualvolta si incontra o lascia qualcuno. Ed a Madrid lo è ancora di più. Con qualche differenza rispetto a quello a cui siamo abituati in Italia.

Di persona:
Il "ciao" non si usa mai quando di incontra qualcuno, ma solo quando ci si saluta. Anche se è più diffuso hasta luego (una sorta di arrivederci nostrano) e adios
Ed allora come si saluta quando ci si incontra? Semplice… il famosissimo Hola seguito da que tal? 
Però non aspettarti la risposta e non serve che tu la dia.
Quindi, Hola, que tal? indica, "Ciao, come stai/va?"
Ci sono altre forme, ma queste sono sufficienti negli approcci informali
Altrimenti, "buenos dias, tardes, noches”. Ricordati che qui "buenas noches" vale anche come "buona sera", dopo le 19 circa… più o meno. Non essere così fiscale.

Al telefono:
Il nostro "pronto" chiaramente non si può usare. Tra l'altro vuol dire "presto" e ricordo che, quando i primi tempi risposi così alla chiamata dell'idraulico, creai un momento di imbarazzo telefonico che non lo dimenticherò facilmente. Ci sono varie forme, tra le quali digame (se usate il "lei") o dime (nel caso del "tu") o meglio, sin mas ;)

Madrid non è una città di madrileni
Madrid è la città cosmopolita spagnola per eccellenza. Oltre alla presenza di stranieri non ispanici, troverete una presenza notevole di originari del sudamerica facilitati chiaramente dalla lingua, e sopratutto, spagnoli proveniente da ogni regione e città del Paese. Piccolo particolare, la percentuale di catalani è molto bassa. 
Di riflesso, in questi 7 anni ho incontrato pochissime persone originarie di Madrid. Per originarie intendo almeno di 2 generazioni. Questo chiaramente è una ricchezza e un vantaggio, ma può generare qualche problema quando ancora il tuo livello di spagnolo non è perfetto.  In un articolo sulla lingua, spiegherò perchè.

Addio al nubilato/celibato
Ti chiederai perchè tratto questo argomento, quando probabilmente non ti capiterà di sposarti. Almeno all'inizio. 
Perchè potrai incontrare, durante i fine settimana, gruppi di ragazzi/e vestiti come a…carnevale. Saranno chiaramente solo gruppi di ragazze o di ragazzi, con uno/a di loro, il futuro sposo/a, a cui verrà appunto dedicato l'ultimo giorno da celibe/nubile. Partecipare a queste goliardate è molto divertente, ma, come è logico immaginare, avverrà solo in caso di un rapporto di confidenza con la persona che si sposa. 

Nazionalismo iberico
Gli spagnoli sono nazionalisti. Su tutto. Dal cibo, alla cultura, alla lingua, alle questioni sportive. Vuoi evitare di entrare in discussioni infinite e che tra l'altro non ti porteranno da nessuna parte, se non a perdere tempo, fiato e magari anche un'amicizia? Evita di affrontare l'argomento e quando ti capiterà di ascoltare una discussione del genere, visto che quasi mai sarà per una questione italo-spagnola, lascia perdere. Ah, le discussioni italo-spagnole, riguardano esclusivamente la bontà del cibo (olio e prosciutto in particolare), la nazionale di calcio, la pasta e la pizza.
Personalmente questo atteggiamento di difesa della propria cultura, se non portato all'eccesso, come spesso (ma non sempre) accade qui, lo trovo positivo.

Gli spagnoli urlano
Ok, è esagerato, non è che strillino, però sì, parlano a voce alta. Molto alta. In metro, a casa, tra amici, al telefono. Non ti preoccupare. Non sono arrabbiati. 

Ho fame, quando si mangia!?
Dimenticati gli orari italiani. E se vieni dal nord Italia, il tuo adattamente sarà ancora più complicato. La prima regola. Non ci sono orari per mangiare. Ovvero per il pranzo si mangia generalmente tra le 2 e le 3 e mezzo e per la cena dalle 21 alle 22. Generalmente vuol dire che ognuno decide come vuole ed ogni giorno l'orario può essere differente dal giorno precedente. C'è l'abitudine di fare l'aperitivo, ma l'orario è praticamente impossibile indicarlo. Mi ci è voluto un pò per abituarmi a pranzare, a volte, anche alle 16. Ma alla fine lo preferisco allo stress degli orari italiani. 
Lo stress... una parola che gli spagnoli non conoscono, eccetto quando sono nel traffico.

I passaggi pedonali e le code
Ci sono due aspetti che noi italiani (soprattutto quelli come me, da Roma in giù) facciamo fatica ad assimilare vivendo a Madrid. Le strisce pedonali e rispettare la fila. Se attraversare la strada nel centro di Roma o di Napoli, è la tua personale sfida quotidiana per la sopravvivenza, qui puoi stare tranquillo. Non ti dovrai preoccupare, perchè si fermano tutti, ma proprio tutti, vedendoti vicino alle strisce pedonali, anche se non hai intenzione di attraversare la strada. Se invece, come è logico, attraversi fuori da quest'ultime, allora rischi davvero la vita.
Le code sono ordinate. Sull'autobus, sulle scale mobili (si “sosta” sulla destra), alla posta ed in genere dove necessario, si sta in fila indiana. E se, come per salire sui treni, non si usa questa semplice norma, non è comunque buona norma farsi spazio come se stessi in una mischia di rugby.

Los encierros
Le tradizioni, sia religiose che laiche, sono molto radicate in Spagna. Ogni città ha il suo santo patrono (Madrid ne ha due, uno maschio ed uno femmina), a cui si aggiungono le feste religiose durante la Pasqua. Ah, a proposito, il Natale non è così sentito come da noi, mentre al contrario il giorno la Befana, qui “Re Magi” è quella che tutti I bambini (e non solo) aspettano per ricevere I regali.
Dicevamo...durante la festa del patrono, si è soliti organizzare los encierros. Vengono chiuse le strade principali della città e fatti passare i tori. Immagino che Pamplona sia talmente famosa che non c'è bisogno nemmeno di spiegare oltre. Bene, el encierro di Pamplona è quello più famoso, ma ogni città che si rispetti, ha il suo proprio, durante la sua festa della città. (A Madrid questo non avviene più da anni).
Non ho mai partecipato a nessuna di queste feste, nè ho assistito mai ad una corrida, ma questo esula da questo articolo e da questo blog. Molte delle feste religiose della capitale spagnola, meritano, almeno una volta, di parteciparvi. 
In questo link un elenco, che non so però assicurarti essere completo 

Chiamami Paco, Javi, Nacho, ...
Ho sempre odiato I soprannomi ed i diminutivi, come i nostrani “beppe”, “checco” etc. mentre qui a Madrid, ed in genere in tutta la Spagna, invece sono diffusissimi, al punto che non usare il corrispondete diminutivo, può generare quasi in un'offesa.
Ne indico tre tra i più diffusi. Tutti maschili. Paco sta per Francisco, Javi sta per Javier, Nacho sta per Ignacio. E' talmente diffuso che se un bimbo viene battezzato come Francisco, dal giorno dopo lo chiameranno Paco ;)

15 agosto 2013

Un tetto dove vivere

Il boom del mercato immobiliare ha creato la crisi in Spagna (e non solo), con tutte le conseguenza che ne sono derivate. Io sono arrivato qui negli ultimi anni del boom quando la situazione degli affitti e delle case di proprietà era completamente differente.
Non è quindi facile dare dei consigli dettagliati, sull'argomento, ma mi limiterò alle situazioni più comuni.

Casa di proprietà o in affitto?
Scarterei la prima opzione, visto che, come appena detto, la crisi del settore ha portato le banche ad essere ora più che mai diffidenti nell'aprire un mutuo. E poi, sei appena arrivato, il tuo contratto è di solo un mese, sei straniero...insomma, o hai l'intero (o quasi) importo in contanti, oppure scordati di comprare casa.
L'affitto quindi è la migliore opzione. Personalmente, ho sempre evitato le agenzie immobiliari, semplicemente perchè chiedono 2 o 3 mesi di caparra, mentre I privati (particulares) generalmente solo 1. Però se il tuo livello di spagnolo non è comprensibile (soprattutto nel primo fondamente approccio telefonico), direi che l'opzione "agenzia” è la preferibile.
Per farsi un'idea dei prezzi, questi sono due dei siti web più utilizzati. Anche dalle agenzie, quindi occhio se l'annuncio è di un particular o di una agencia

Generalmente tutti i quartieri di Madrid sono ottime zone per vivere. Comprese le città di periferia, escludendo San Fernando de Henares. Chiaramente consiglio di vivere al centro, però questo comporta che la metratura della appartamento (piso) sia ridotta. 
I prezzi? Complicato indicare delle cifre valide per tutta la città. Diciamo che con 450/600 euro, si trovano ottimi appartamenti, per una persona sola o al massimo una coppia. Però dipende come puoi immaginare dalle zone.

Quali barrios scegliere? 
Anche in questo caso dipende da quanto sopporti la “movida” notturna, se sei universitario, l'ubicazione del tuo posto di lavoro, se ti piace andare in bici nei weekend e ti piace il verde, etc... Insomma, i parametri sono dei più vari. Quello che ti posso consigliare sono le zone da evitare, sopratutto per te che ti sei appena trasferito. Limitando la ricerca alla zona di Madrid Capital (così si chiama Madrid, per differenziarla dalla regione, ovvero Comunidad de Madrid), sono da evitare Puente de Vallecas (non una bella zona), Vicalvaro, Carabanchel, Fuencarral, Campo de las Naciones (perchè troppo lontani dal centro). Ed infine San Blas, eccetto la zona della Callè Alcalà e Ventas. Per il resto, qualsiasi altra zona è ottima.
In centro, dovrai considerare la movida ed il possibile caos notturno. Gli appartamenti sono più piccoli, ma avrai il vantaggio di vivere in pieno centro e chissà sia proprio quello che cerchi. I quartieri più “movimentati” sono Chueca, Lavapies, Huertas, Malasaña, mentre Opera è probabilmente il miglior quartiere dove vivere in centro. Escludendo Retiro e Salamanca, che sono carissimi.

Come contatto il proprietario?
Semplice. Usando uno dei siti di ricerca che ti ho indicato. Chiami, fissi un appuntamento e vai a vedere il piso. Semplice, no? Sì, in realtà è semplice, se parli bene la lingua e se hai un contratto di lavoro. Altrimenti, sopratutto nel secondo caso, nessun privato ti affitterà casa. Ed allora? Le agenzie sono il ripiego oppure, se proprio il contratto ancora non lo hai firmato e non puoi garantire quando questo avverrà, puoi provare a dare una caparra di almeno 3 mesi ed in contanti ad un privato. 
Importante. Non so come funziona da noi, ma qui la caparra viene consegna alla Comunitad de Madrid e ti verrà restituita da loro, una volta che rescindi il contratto d'affitto. Hanno tempo 1 mese dal momento che l'affittuario comunica la chiusura del contratto. E, quasi sempre rispettano questo limite nel restituirti i soldi...
Il contratto, da giugno del 2013, è per legge della durata minima di 6 mesi.
Sia i privati che le agenzie potrebbero chiederti un aval financiero, ovvero una sorta di garanzia bancaria di 2/3 mesi di affitto. Finora a tutti coloro che me l'hanno chiesta, ho risposto sempre di no e quindi ho cercato altro.

Se alla fine deciderai di affittare un piso tramite un particular considera che le bollette saranno intestate a lui, che le rigirerà sul tuo conto. Sarà comunque scritto nero su bianco sul contratto. Prima di concludere, qualche termine che ti tornerà utile, al momento di fare una scrematura iniziare di un appartamento. 
Piso è appunto l'appartamento in genere, ma se sull'annuncio trovi scritto estudio vuol dire che è un monolocale. Piso en alquiler con opcion a venta, è la formula che indica l'acquisto, con relativa apertura del mutuo e che pagherai alcune rate attraverso l'affitto. Vale lo stesso discorso, e le stesse limitazioni, che ho indicato per l'acquisto di una casa, anche se potrebbe risultare più semplice in questo caso.

E' molto diffuso, non solo tra I giovani e non solo tra gli universitari, condividere un appartamento (compartir piso). Generalmente risulta essere molto economico e cosa non da poco, ti permetterà di fare amicizie. Gli annunci di questo tipo, si trovano però sopratutto all'università o puoi cercarli anche sul questo sito (sezione Community)
Ci saranno sicuramente altri siti web dedicati all'argomento, ma non avendo mai avuto necessità, non saprei quali consigliarti.

10 agosto 2013

La burocrazia

Attenzione! 
Ho creato questo nuovo post dove trovi informazioni più aggiornate su quello scritto in questa pagina e in cui ho aggiunto nuove direttive spagnole.
http://mitrasferiscoamadrid.blogspot.com.es/2015/05/burocrazia-aggiornamenti.html

Dal luglio 2012, il trasferimento in terra iberica, quindi non solo a Madrid, è diventato più restrittivo e la richiesta del famigerato NIE, numero di identificazione fondamentale per qualsiasi aspetto burocratico, è diventata complicata sia per gli extracomunitari che per noi comunitari.
Sì, hai capito bene. 
Anche per chi fa parte della Comunità Europea. Tralascio gli aspetti polemici della questione ed i motivi politici che hanno portato a questo stato di cose, ma la situazione, rispetto a quando sono arrivato io qui a Madrid, è cambiata.
Però solo dal punto di vista burocratico ;)
Se prima del 2012 per l'empadronamento, che ti apre le porte all'ottenimento del NIE, era sufficiente la dichiarazione da parte di un residente – non necessariamente di nazionalità spagnola – ora le cose sono diverse.
Infatti, per trasferirsi in Spagna e quindi poter usufruire dell'assistenza sanitaria, nonchè, ottenere il NIE, occorre aver già stipulato un contratto di lavoro oppure garantire un deposito di 5000 euro e garantire di possedere una assicurazione sanitaria privata. Quindi la tessera sanitaria italiana non è sufficiente, come non lo è il famoso E111.
Purtroppo quindi la trafila che feci io nel 2007 non è più valida e quindi molti dettagli sono per me nuovi. Per evitare di indicarti erroneamente le procedure, ti rimando a questo link dove troverai informazioni più dettagliate.

Quello che ti posso consigliare è che, nel caso tu non abbia già un contratto di lavoro dall'Italia (ed in quel caso puoi stipularlo usando il passaporto e poi, previa una ritenuta del 20% dello stipendio, affrettarti a richiedere il NIE quando sarai qui), di trovarti un lavoro temporaneo qui e quindi, visto che nel 90% dei casi ti faranno un contratto regolare, raggiungerai l'obiettivo. 

Con il NIE, che come hai potuto leggere nella pagina web che ho indicato, non è nient'altro che un foglio di carta verde (ora di dimensioni ridottissime), hai la possibilità di gestire qualsiasi pratica burocratica. Dall'affitto, all'iscrizione alla Seguridad Social, alla richiesta di un numero telefonico spagnolo, all'apertura di un conto in banca. Però, ricordati, che dovrai sempre accompagnarlo da un documento che riporti la tua foto. Quindi passaporto e carta d'identità sono sufficienti. La patente invece non sempre viene accettata.

Le banche
Per lavorare in Spagna bisogna aprire un conto spagnolo. Non è sufficiente avere un conto italiano presso una banca che ha la filiale qui o che, come il Santander, ce l'abbia in Italia. Oltre ad essere considerata una banca straniera, con relativi costi di gestione a tuo carico, nessun datore di lavoro l'accetterà come istituto bancario, per accreditarti lo stipendio. E nessun datore di lavoro ti pagherà in contanti e tantomeno in nero. 
Ma aprire un conto è semplice, sempre che tu sia in possesso del NIE, chiaramente. 
Il bancomat non esiste, mentre ti verrà rilasciata una carta di credito di tipo Visa Electronic, con sopra impresso il nome e cognome. La puoi usare per qualsiasi tipo di pagamento ed è buona norma mostrarla insieme ad un documento di identificazione (non il NIE, ma il passaporto o la Carta di identità). Ultimamente, se la carta prevede il PIN al momento del pagamento, non richiedono più di mostrare il documento. Ma non sempre è così.

L'INEM ed il sussidio di disoccupazione
L'Instituto Nacional de Empleo, gestisce tutto ciò che fa riferimento ad un contratto di lavoro di tipo “fisso”, quindi ad esclusione del contratto di tipo autonomo (la corrispondente Partita Iva nostrana). Su quest'ultimo punto, ci tornerò con un articolo dettagliato, mentre qui ti descrivo brevemente come funziona l'INEM. 
Una volta ottenuto il contratto di lavoro, sarà cura del tuo datore di lavoro darte de alta” all'INEM e comunicare l'inizio della tua attività. Sarà invece tua cura comunicare la fine dell'attività, recandoti in una delle tanti sedi presenti in città, dopo aver fatto richiesto un appuntamento
Quando avrò diritto al sussidio di disoccupazione? 
Solo nel caso in cui sei stato licenziato (e non ti dimetti volontariamente) e dopo aver accumulato almeno 12 mesi (non continuativi) di regolare contrato di lavoro, avrai diritto a 4 mesi di sussidio, fino ad un massimo di 2 anni. Il calcolo del mensile che riceverai, dipende dal tuo stipendio. Ma più di 1100 euro, circa, non potrai comunque ricevere al mese. Ricordati che dopo I primi 6 mesi il sussidio si dimezzerà, questo, per favorire la ricerca di un impiego..
Alcuni dettagli per capire meglio come funziona. 
Mettiamo che hai lavorato per 1 anno con una ditta e vieni licenziato. Ti rechi quindi all'INEM e comunichi che sei disoccupato. Dal mese successivo cominceranno I 4 mesi di sussidio. Ricevi il primo “stipendio” dallo stato e poi trovi un lavoro. Chiaramente il sussidio verrà interrotto ed i seguenti mesi di attività lavorativa, mettiamo un altro anno, non si andranno ad aggiungere ai 3 mesi che ancora devi ricevere dal tuo primo lavoro. 
Ovvero, se nel secondo lavoro, ti licenziano dopo un anno, al momento di andarti a re-inscivere all'INEM, ti chiederanno di scegliere tra I 3 mesi ed I 4 attualmente accumulati. E non saranno quindi 4+3 = 7!
Lo saranno solo nel caso in cui, dopo essere stato licenziato dal primo lavoro, non ti rechi all'INEM perchè sei sicuro di trovarne subito un altro, o hai sufficienti risparmi per poter permetterti di non ricevere alcun sussidio per uno o due mesi. In quel caso, I nuovi mesi si vanno ad aggiungere ai precedenti.
La comunicazione in ritardo della fine di un rapporto di lavoro, comporta che questi giorni ti verranno decurtati dal primo “stipendio dello stato”. Purtroppo non è molto chiaro nemmeno a me questo aspetto e di conseguenza, vista la situazione lavorativa spagnola, ti consiglio di iscriverti all'INEM già pochi giorni dopo il licenziamento e considerando la fila e le richieste di disoccupazione, richiedi l'appuntamento già il giorno stesso del licenziamento.

La Seguridad Social
Hai il NIE (quindi un lavoro) ed un domicilio spagnolo. Per usufruire dell'assistenza sanitaria (gratuita!) devi iscriverti alla Seguridad Social e poi presentarti nel tuo Centro di Salud più vicino e richiedere che ti assegnino il medico di base. La pratica è semplicissima. Ti rechi presso il centro, aspetti il tuo turno e ti consegneranno una tessera con un adesivo impresso nel retro, indicante il nome e cognome del tuo nuovo dottore spagnolo. Fatto. In meno di 20 minuti. 
Puoi scegliere di cambiare medico di base in qualsiasi momento. Ma, non credo che sia necessario.

La dichiarazione dei redditi.
E' chiaramente obbligatoria e va presentata entro fine giugno dell'anno seguente durante il quale hai svolto qualsiasi attività lavorativa qui in Spagna. Anche se hai lavorato pochi mesi, va comunque presentata. Sono a disposizione (gratuitamente) centri regionali e del comune, dove specialisti ti aiuteranno a presentare tutti i documenti necessari. Ma devi richiedere l'appuntamento e, come per l'iscrizione al NIE, devi farlo in tempo. Altrimenti sarai costretto a presentarla in ritardo, con l'aggiunta di una multa.

Ci sono altri aspetti burocratici, come il cambio di domicilio in Spagna, nel caso tu decidessi di cambiare appartamento o il lavoro “autonomo” e hacienda, che tratterò in un articolo a parte.

8 agosto 2013

Ho deciso, mi trasferisco!

Se hai deciso di trasferirti in Spagna e cerchi notizie su come vivere da queste parti, chissà questi appunti ti potranno essere utili. A questo primo articolo, introduttivo, ne seguiranno altri più dettagliati, dai primi passi burocratici, alla ricerca di un lavoro (sì, anche con il 27% di disoccupazione, un lavoro si trova ;), alla cucina, allo stile di vita, etc… in uno dei paesi che siamo abituati a considerare molto simile al nostro, ma che in realtà presenta abitudini e stili di vita molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati.

"Quando sono stato a Barcellona, capivo tutto e mi capivano perfettamente"
Ecco, questo è il primo errore che un italiano fa prima di trasferirsi da queste parti. Pensare che lo spagnolo sia semplice da capire e, sopratutto, da parlare. Innanzitutto a Barcellona, dove il 90% degli italiani va in vacanza quando si reca in Spagna, si parla catalano e non solo castellano (ovvero spagnolo) e quindi, sì, è più semplice da capire.
La lingua spagnola, a cui dedicherò un breve articolo, è simile, ma non uguale, all'italiano. Ed anche se da queste parti sono molto disponibili con gli stranieri, e quindi è possibile che dal primo giorno, capirete l'80% di quello che dicono, non vi illudete… lo spagnolo va imparato. E bene. Quindi, non è sufficiente mettere le "s" alla fine di ogni parola. Anche perchè qui l'inglese, anche nei posti di lavoro, si parla meno che in Italia.

"In Spagna fa caldo e c'è sempre il sole"
Tipico luogo comune e, a meno che non avete pensato di trasferirvi alle Canarie, ovvero nel continente africano, il clima qui è come in Italia. C'è l'estate, calda, caldissima al sud, c'è la primavera, l'autunno e l'inverno, freddo e nevoso come da noi. E poi, c'è il clima di Madrid. Estremo, dovuto alla posizione geografica, che lo vede al centro di una enorme distesa, esattamente al centro della penisola iberica, e per giunta a 600 metri sul livello del mare.
Insomme, qui una pizza 4 stagioni, non avrebbe senso. Esiste l'inverno, ed esiste l'estate. Ed un paio di giorni, per adattarsi ad un cambio climatico di almeno una decina di gradi, in più ed in meno, che potranno manifestarsi, verso metà giugno, per il passaggio dall'inverno all'estate e fine settembre per il contrario.
A Madrid insomma, il clima è di tipo continentale. D'estate fa caldo, caldissimo. Si arriva a punte di oltre 40 gradi, anche se, per me originario di Roma, è molto più sopportabile, visto che non è umido come all'ombra del Cupolone. D'inverno invece nevica quasi sempre e la temperatura scende anche sotto zero.

Prima di concludere questo primo articolo su Madrid, mi soffermo su quello che sarà il vostro primo impatto, una volta atterrati a Barajas (a proposito la T4 è architettonicamente una meraviglia) e saliti sulla metro per il centro città. L'ordine e il senso civico degli spagnoli sui mezzi di trasporto, di cui parlerò in questo articolo, riflette quello che poi è la vita quotidiana.
A questo aggiungete lo spirito latino, la cordialità, l'accoglienza, la voglia di divertirsi e l'ottimismo (sì, anche con il 27% della disoccupazione ed una crisi spaventosa) ed il mix del paese e della città perfetta (o quasi) che avete immaginato, si è d'incanto realizzato.

Perchè Madrid in realtà non è niente di così speciale. Non ha un grande fiume, nè canali, nè laghi. Nè gloriose rovine. Nè il mare. A Madrid gli mancano molte cose. Però ha la gente per la strada. L'angolo inaspettato. La varietà ed i contrasti. Il movimento costante. E le sue abitudini. Vale la pena, almeno una volta, svegliarsi presto e vivere un giorno la vita di Madrid”

(Questo detto, scritto negli anni '60, indicava anche che manca(va)no i grattacieli. Ora ci sono, ma non sono integrati ed amati dai madrileñi, nella stessa misura che in altre grandi capitali)